La tragedia il Conte di Carmagnola è stata scritta da Manzoni fra il 1816 e il 1819 e pubblicata nel 1820. Essa è una tragedia in endecasillabi sciolti e divisa in quattro atti.
E’ un dramma storico, come quello di Alfieri, ma a differenza di lui, Manzoni non tratta argomenti ripresi dalla Bibbia o dalla mitologia greca ma attinge la sua trama dalla storia italiana e con più precisione la sua fonte principale è il libro di Jean-Charles de Sismondi “Storia delle repubbliche italiane del Medioevo“.
La sua opera, non avendo rispettato le regole aristoteliche, viene molto criticata, ma lo scrittore espone le sue motivazioni nella Prefazione che aveva premesso alla stampa della tragedia.
LA TRAMA
La vicenda è quella del capitano di ventura Francesco Bussone detto appunto “il Carmagnola” dal nome della cittadina piemontese da cui aveva origine. Il Carmagnola era un uomo conosciuto, amato, coraggioso che però attira l’invidia dell’uomo per il quale aveva combattuto, il duca di Milano, del quale arriva anche a sposare la sorellastra.
Passato al servizio della Repubblica di Venezia, a Maclodio, sconfigge l’esercito del suo antico signore. Non dimenticando il legame con Milano, il Carmagnola lascia liberi i prigionieri milanesi e ciò insieme a delle sconfitte militari, desta i sospetti dei governanti veneziani che temono il tradimento. Convocato a Venezia, con un falso pretesto, nonostante il favore del senatore Marco, suo amico fraterno, viene arrestato e decapitato.
Tutta la vicenda dura sei anni dal 1426 al 1432, quindi come già detto va contro la tipica unità di tempo delle tragedie classiche.
Come si vede, il protagonista, è un personaggio storico, come anche la moglie e la figlia, ovviamente nella tragedia ci sono anche personaggi ideali, cioè inventati come per esempio Marco. Egli è un senatore veneziano, amico di Carmagnola ma costretto dalla ragion di stato a tradirlo.
La tragedia è caratterizzata sempre da un conflitto che non può essere sciolto senza una soluzione che porti a dolore o morte.
Il Conte di Carmagnola si regge sul conflitto tra l’uomo di animo elevato, generoso e puro e la ragion di stato che fa del conte una vittima in quanto, secondo Manzoni, il protagonista liberando i prigionieri si era comportato secondo il codice militare dell’epoca.