La conversazione tra don Abbondio e il cardinale Borromeo, iniziata nel capitolo XXV continua e il curato rimane ancora senza parole di fronte alle domande insistenti.
Federigo pensa che stia in silenzio perchè consapevole di non aver fatto il suo dovere, infatti, non solo non ha celebrato il matrimonio per le minacce, ma ha trovato scuse banali per convincere i due futuri sposi.
Il curato invece non è affatto pentito e si arrabbia del fatto che il cardinale abbia abbracciato l’Innominato, colpevole di tanti delitti, mentre accusa lui per una bugia detta per salvarsi la vita.
Chiede poi al cardinale quale sarebbe dovuto essere il suo comportamento in una simile circostanza e Federigo irritato gli risponde che avrebbe dovuto proteggere i suoi fedeli e non avrebbe dovuto aver paura di perdere quella vita che prima o poi dovrà finire. Inoltre, avrebbe dovuto avvisare il suo superiore in modo che il prepotente che lo aveva minacciato probabilmente si sarebbe fermato visto che la notizia si sarebbe diffusa anche al di fuori del paese. Questo è proprio ciò che gli voleva far fare Perpetua.
Don Abbondio dice che è facile parlare quando non si è mai stati nella sua stessa situazione, ma mentre lo dice se ne pente e si aspetta un grande rimprovero, invece, lo capisce e gli chiede che nel caso anche lui avesse avuto dei comportamenti sbagliati di farglielo notare.
Il curato gioca la sua ultima carta, cioè quella del matrimonio a sorpresa che avevano organizzato, ma Federigo ne era a conoscenza e gli risponde che se lui li avesse sposati loro non avrebbero dovuto architettarlo. Quindi esorta il curato ad amarli e proteggerli e solo attraverso la preghiera può sperare di ottenere il perdono di Dio.
A seguito di tutti questi rimproveri, le parole del cardinale finalmente sembrano colpire don Abbondio che non scoppia in un pianto disperato però comincia ad avere rimorso per il suo comportamento anche se rimane sempre la paura dei bravi e di essere ucciso.
Don Abbondio alla fine assicura il proprio impegno per il futuro.
Tutto il discorso fatto dal cardinale contiene espressioni evangeliche come d’altronde accade quando parla frate Cristoforo, entrambe uomini sinceri di chiesa.
Il giorno seguente giunge in paese donna Prassede per prendere Lucia che si separa dalla madre con un pianto disperato, nonostante le due donne si sarebbero viste ancora perchè la nobildonna sarebbe rimasta ancora per qualche giorno nella casa di villeggiatura.
Intanto l’Innominato dà al cardinale 100 scudi da far avere a Lucia come risarcimento per il male fatto alla fanciulla. Agnese accetta chiedendo di ringraziarlo e torna a casa non sapendo dove nascondere quei soldi che sarebbero stati la dote per sua figlia.
Il giorno seguente Agnese si reca da Lucia e le racconta dei 100 scudi ed è entusiasta perchè in questo modo il futuro di sua figlia e di Renzo sarebbe stato più roseo. A quel punto Lucia si trova costretta a raccontare del suo voto. Poi chiede alla madre di cercare di mettersi in contatto con Renzo e di dargli tutte le spiegazioni e la metà del denaro. Purtroppo per Lucia è difficile parlare di Renzo essendo ancora molto innamorata di lui.
Passano i giorni e non si riescono ad avere notizie di Renzo che ormai è ricercato anche nella repubblica di Venezia, quindi aiutato dal cugino si trova costretto a cambiare nome in Antonio Rivolta.
Per distrarre le persone sul conto di Renzo il cugino Bortolo aveva messo in giro voci disparate.