I giorni seguenti ai tumulti di san Martino e quindi dell’11 e il 12 novembre, la situazione si fa sempre più grave e Manzoni cerca di spiegare al meglio la crisi che si trova a vivere il popolo milanese.

Il prezzo del grano, a seguito dell’emissione di nuove gride (leggi), viene ribassato, facendo credere ai milanesi che sia opera del loro scendere in strada. La popolazione, anche contadina, si affretta ad acquistare enormi quantità di pane per paura di ulteriori aumenti. Quindi ciò porta il gran cancelliere ad emanare nuove gride che stabiliscano delle quantità massime di pane da acquistare, inoltre esso non poteva essere portato fuori dalla città. Inoltre, obbligano i panettieri a continuare a produrre, altrimenti sarebbero stati puniti, ovviamente la materia prima comincia a scarseggiare e quindi si emanano nuove gride che stabiliscono di usare il riso come materia prima, ma costa tanto. Quindi si viene a creare una situazione bizzarra e mal gestita dal governo che viene raccontata da Manzoni con la sua solita ironia.

Si può dire che tale politica invece di migliorare la situazione la peggiorò enormemente.

Con l’avanzare dell’inverno la situazione peggiora in quanto le scorte diminuiscono a causa della politica sbagliata attuata dal governo e ciò porta ad una grave carestia.

Per le strade ormai le botteghe sono chiuse, ci sono poveri da per tutto. Ai mendicanti già esistenti si aggiungono anche persone che hanno perso il lavoro e bravi che i signori non possono più mantenere. Inoltre, in città si trasferiscono anche molti contadini che pensano di trovare una situazione migliore, invece devono affrontare una massa di accattoni pronti a far loro una spietata concorrenza.

Purtroppo non vi è soccorso pubblico, però fortunatamente alcuni privati cercano di fornire aiuti di ogni genere. Non da meno è il cardinale Borromeo che incarica dei preti di girare per le strade e portare cibo ai mendicanti o dare conforto ai moribondi. Cercano quindi di aiutare più che possono. Lo stesso Federigo cerca di risparmiare il più possibile per usare il denaro per acquistare grano e sale e distribuirlo.

Queste opere non riescono a salvare tutti perchè ormai a Milano giungono fiumi di persone; i decessi cominciano a moltiplicarsi e le persone sofferenti sono tantissime.

La situazione ormai è completamente cambiata rispetto ai giorni della sommossa; le persone non hanno più la forza di lottare, infatti Manzoni osserva come la gente si ribelli ai mali di minore gravità , invece si pieghi di fronte a quelli più gravi come la fame.

Arriva la primavera del 1629 e la situazione a Milano diviene sempre più grave con l’aumentare dei morti per strada e quindi l’aumento del rischio di malattie contagiose.

Il tribunale di Sanità propone di raccogliere tutti i mendicanti e metterli dentro a un lazzaretto, cioè una struttura recintata e circondata da un fossato, con due soli ingressi che era stato costruito nel ‘400 e usato tutte le volte che a Milano si era diffusa la peste, invece in quegli anni veniva usato per raccogliere le merci che si pensava fossero infette.

Cominciano a prelevare tutti i mendicanti, anche con la forza, alcuni di loro si dirigono al lazzaretto di loro spontanea volontà. Arrivano a rinchiudere circa diecimila persone in condizioni igieniche pessime. Ovviamente tra la popolazione del lazzaretto si diffondono malattie contagiose. Il numero di morti giornaliero supera il centinaio, quindi le autorità prendono la decisione di liberare coloro che non sono malati, mentre quelli più gravi vengono portati nell’ospizio dei poveri.

Nell’estate del 1629 il raccolto di grano è abbondante e ciò fa cessare la carestia. Borromeo aiuta le persone a rimettersi in piedi donando a chi si presentasse all’arcivescovado una moneta d’argento e una falce per mietere. Purtroppo mentre la situazione sta migliorando e anche le malattie contagiose stanno diminuendo, un nuovo terribile flagello si abbatte sul ducato di Milano e cioè la guerra di successione per il Ducato di Mantova e per il possesso di Monferrato. Gli schieramenti sono due, da un lato il duca di Nevers, sostenuto dalla corona francese e dall’altro i Gonzaga, appoggiati dalla Spagna, vi sono anche altri contendenti minori.

Una commissione imperiale ordina al nuovo duca di Mantova di consegnare la città all’imperatore Ferdinando II d’Asburgo, legato agli spagnoli. Il duca si oppone, e l’imperatore fa scendere un esercito verso Mantova. Intanto i francesi si ritirano dal conflitto e il governatore don Gonzalo Fernandez viene rimosso dal suo incarico per l’esito inconcludente del suo assedio.

Poichè gli Spagnoli non riescono ad avere ragione sui Gonzaga di Mantova, l’impero germanico alleato della Spagna manda un corpo di spedizione di mercenari che saccheggiano tutti i territori che attraversano. La gente all’arrivo dei lanzichenecchi cerca di scappare sulle montagne.

Manzoni e i Promessi sposi