Il settore primario comprende le attività che utilizzano direttamente le risorse naturali, cioè le materie prime. L’attività principale è l’agricoltura; fanno parte di questo settore anche l’allevamento, la pesca, lo sfruttamento dei boschi, l’estrazione dei minerali da cave e miniere.
In Italia le campagne sono sempre meno abitate; inoltre l’agricoltura e l’allevamento sono sempre più meccanizzati e richiedono il lavoro di un numero minore di persone: per questo il settore primario occupa un numero ridotto di persone (circa 4%).
Grazie alla varietà del territorio e del clima, sono coltivati diversi prodotti.
Le coltivazioni più diffuse sono quelle di cereali (grano, mais, orzo, segale…) ortaggi, legumi (piselli, lenticchie, fagioli, soia…) alberi da frutto (mele, pesche, ciliegie…), vite e ulivo. Inoltre sono sempre più numerosi i prodotti provenienti da coltivazioni biologiche.
Le caratteristiche del territorio o del clima condizionano anche i tipi di allevamento praticato: dove abbondano i pascoli, per esempio nelle regioni settentrionali, si allevano soprattutto bovini (vacche, buoi, tori) e suini (maiali); dove le precipitazioni sono più scarse, come nelle zone centrali e meridionali, i pascoli sono poveri: qui è praticato soprattutto l’allevamento di ovini (pecore) e caprini, che possono nutrirsi anche solo di arbusti. Il pollame (galline, tacchini) è diffuso un po’ ovunque.
La pesca è praticata in tutta Italia, ma le acque dei nostri mari non sono molto pescose: forniscono soprattutto pesce azzurro (acciughe, sardine, sgombri).
Il sottosuolo italiano è povero di minerali, quindi le attività estrattive sono ridotte. L’Italia importa (cioè compra) dall’estero quasi tutti i minerali usati dall’industria e grandi quantità di prodotti derivati del petrolio.
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