A Roma i plebei costituivano la maggioranza della popolazione: erano commercianti, artigiani, contadini, che lavoravano nei loro piccoli poderi o nelle grandi proprietà dei patrizi. Essi, tuttavia, avevano più doveri che diritti: per esempio dovevano partecipare alle guerre, abbandonando il proprio lavoro, ma raramente ricevevano una parte del bottino; così, a guerra finita spesso si ritrovavano poveri.

I patrizi al contrario, tenevano buona parte dei bottini, ricoprivano tutte le cariche pubbliche e governavano Roma secondo i propri interessi.

A un certo punti i plebei non accettarono più questa situazione e nel 490 a.C. organizzarono il primo sciopero della storia. Si radunarono sul monte Sacro rifiutandosi di lavorare.

In poco tempo la città rimase paralizzata, mancava ogni tipo di merce, le terre non erano coltivate….

    

I patrizi avevano resistito a lungo pur di mantenere i loro privilegi, ma quindi per timore che ci fosse una crisi ancora più profonda, i patrizi istituirono tribuni della plebe, magistrati eletti dal popolo che dovevano proteggere la plebe da qualunque ingiustizia. Ai tribuni era riconosciuto il diritto di veto.

Nonostante i miglioramenti ottenuti dai plebei, la tensione a Roma rimaneva forte: i plebei chiedevano un codice di leggi scritte, che permettesse ad ogni cittadino di conoscere i propri diritti e doveri. Nel 451 a.C. fu nominata una commissione di patrizi e plebei che elaborò le leggi delle XII tavole, chiamate così perchè furono incise su dodici tavole di bronzo.

Con esse i plebei e i patrizi erano uguali davanti alla legge, anche se, i plebei non potevano ancora essere eletti consoli e sposarsi con i patrizi.

 

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