La repubblica ebbe fine per mano del console romano Caio Giulio Cesare. Nato nel 100 a.C. da una famiglia patrizia, divenne console nel 60 a.C. Come capo dell’esercito, in dieci anni conquistò tutta la Gallia francese, una parte della Germania e dell’Africa settentrionale e tentò di invadere anche la Britannia. Divenuto troppo potente, il Senato cercò di togliergli il potere, ma egli rifiutò. Ne seguì un periodo di guerre civili in cui gli eserciti di Giulio Cesare si scontrarono con quelli inviati dal Senato di Roma. Alla fine Cesare ebbe la meglio, ritornò a Roma vittoriosi e il senato fu costretto a proclamarlo re e ad abolire lo stato repubblicano.

 

Durante gli anni in cui governò, fece approvare delle leggi che distribuivano le terre conquistate ai soldati e ai piccoli proprietari che ne avevano bisogno.

Nel 44 a.C. fu assassinato da un gruppo di senatori capeggiati da Bruto e Cassio, i quali non volevano che fosse l’unico a governare sui vastissimi territori di Roma.

Dopo Cesare, il potere passò a suo nipote Ottaviano che divenne imperatore assumendo il titolo di Augusto nel 31 a.C., segnando la fine della repubblica e l’inizio dell’impero.

 

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