I confini dell’impero romano coincidevano con i fiumi Reno e Danubio.
Al di là di essi, vivevano numerosi popoli: Sassoni, Franchi, Svevi, Longobardi, Visigoti, Ostrogoti, Vandali….. Appartenevano tutti a una stirpe comune: quella germanica. I Romani chiamavano questi popoli Germani o barbari e li consideravano dei selvaggi.
In realtà i Germani avevano una propria civiltà e cultura.
Vivevano di caccia, allevamento, di agricoltura, anche se piuttosto primitiva, e di guerra: consideravano infatti cosa normale saccheggiare e depredare i nemici. Erano inoltre esperti nella lavorazione dei metalli, con cui fabbricavano armi, gioielli e oggetti ornamentali.
I Germani erano organizzati in villaggi composti da poche capanne di legno con il tetto in paglia.
La società si basava sul clan, formato da gruppi di famiglie. I guerrieri dei clan si riunivano per discutere e approvare le decisioni del re. Questi venivano eletti dai guerrieri. I Germani adoravano il sole, la luna, la terra, gli alberi… Il loro dio della guerra era Odino e urlando il suo nome si gettavano in battaglia.
Le invasioni barbariche
Dal III secolo d.C. le incursioni dei barbari nei territori dell’Impero si fecero più frequenti.
I Germani erano attirati dalle bellezze e ricchezze delle città, dal clima mite delle regioni meridionali, dalla produttività delle campagne. Le invasioni preoccupavano i Romani, ma i due popoli, venendo sempre più spesso a contatto tra loro, impararono a conoscersi e ad accettarsi.
Molti barbari cominciarono ad entrare pacificamente nei territori imperiali, altri vennero arruolati nell’esercito, diventando a volte anche comandanti.
Ma poi avvenne qualcosa che fece precipitare la situazione: dalle steppe dell’Asia giunsero gli Unni, un popolo feroce e bellicoso. I Germani spaventati dagli Unni, cercarono rifugio nell’impero.
Cominciarono così le invasioni barbariche. All’inizio si trattò di vere e proprie migrazioni di popoli. In seguito questi cominciarono a saccheggiare, occupare i territori dell’impero.
Programma storia quinta elementare
Se vuoi ascolta l’articolo.