Con il capitolo XVII dei Promessi sposi si conclude la fuga di Renzo dallo stato di Milano per giungere a Bergamo dal cugino Bortolo.

Quando il giovane lascia il paese di Gorgonzola, dove era stato in osteria, sono circa le diciassette e trenta e si dirige verso il fiume Adda, ma è molto combattuto perchè vorrebbe correre per fuggire da quella situazione, ma allo stesso tempo deve cercare di non dare nell’occhio.

Le parole del mercante nell’osteria lo hanno messo in un’agitazione ancora maggiore perchè sa che a Milano è ricercato, ma nello stesso tempo si sente al sicuro perchè solo i poliziotti che l’avevano arrestato conoscono il suo viso.

Si incammina cercando di sentire il rumore del fiume, con la speranza di non incontrare nessuno, perdendosi nei suoi pensieri e ripetendo in mente le parole del mercante.

Ormai si è fatto buio, comincia ad aver freddo e pensa a come trascorrere la notte, sicuro non avrebbe potuto bussare ad alcuna porta, perchè lo avrebbero preso per un ladro, quindi l’unica cosa era trovare il fiume.

Si inoltra in un bosco cominciando ad avere anche un po’ di paura poichè gli alberi gli sembrano delle sagome, tutto gli appare spettrale. Fortunatamente comincia a sentire il rumore dell’acqua che scorre, così tutte le paure e la stanchezza scompaiono.

Renzo raggiunge la riva dell’Adda e pensa che non sia il caso di attraversare il fiume di notte ma doveva cercare un riparo e si ricorda che, nel tragitto fatto, aveva visto un capanno usato dai contadini e quindi si va a rifugiare lì dentro; si ripara dal freddo con la paglia e cerca di dormire, ma non ci riesce perchè pensa a tutte le persone incontrate nel suo cammino e soprattutto a fra Cristoforo e a Lucia.

Passata la notte, verso le cinque del mattino, ancora infreddolito, decide di dirigersi nuovamente verso l’Adda e il giovane riesce anche a sorridere pensando alle paure che aveva avuto percorrendo quei luoghi di notte.

Arrivato sulla sponda del fiume appare al momento giusto, frutto della provvidenza, una barchetta con un pescatore che per qualche soldo lo porta sulla sponda opposta per raggiungere finalmente Bergamo e il cugino.

Si può dire che il passaggio del fiume rappresenti per Renzo un superamento di una soglia di maturità, in quanto non guarda alla sua terra solo con un sentimento di malinconia ma anche con quello della minaccia subita da don Rodrigo e dalle vicende milanesi.

A questo punto si incammina verso Bergamo chiedendo informazioni per raggiungere il paese del cugino.

Durante il tragitto vede come la povertà e la carestia siano presenti anche in quei luoghi.

Si ferma in un’osteria e gli rimangono altre poche monete che lui dona ad una famiglia affamata. Il pasto e l’opera di bene lo rincuorano perchè pensa che la provvidenza lo aiuterà.

Arrivato dal cugino Bortolo si rende conto che ha un buon ruolo nel filatoio visto che lo chiamano signore.

I due si salutano calorosamente e Renzo gli racconta i motivi per cui è giunto da lui; il cugino gli dice che non è il momento migliore, ma visto che il suo padrone lo stimava tanto, gli avrebbe comunque parlato. I due discutono anche della grave situazione presente a Bergamo e Manzoni mette in evidenza come la politica spagnola a Milano sia più inadeguata rispetto a quella veneziana.

Bortolo lo rassicura che lo avrebbe aiutato anche economicamente; il padrone gli concede un lavoro, l’unica cosa da sopportare è che i bergamaschi chiamano baggiani i milanesi, cosa che lo stizzisce, essendo lui molto permaloso.

 

Manzoni e i Promessi sposi