Cesare Pavese nacque a Santo Stefano Belbo nel 1908. Qui vi passò le estati della sua adolescenza che vengono ricordate in molti suoi romanzi.
Viveva a Torino dove si laureò in Lettere con una tesi in letteratura americana che era la sua passione.Infatti è stato proprio Pavese a tradurre molti autori americani di quell’epoca come Moby Dick di H. Melville.
Collaborò con una rivista antifascista, ma ciò lo portò ad essere confinato per un anno in Calabria, qui cominciò a scrivere un diario che poi continuò a riempirlo per tutta la vita; è stato pubblicato dopo la sua morte con il nome Il mestiere di vivere.
Continuò a collaborare con la casa editrice Einaudi ma in contemporanea pubblicò una raccolta di poesie Lavorare stanca. Successivamente pubblica il romanzo Paesi tuoi, ambientato nel mondo contadino piemontese ed ispirato alla letteratura americana.
La Seconda guerra mondiale gli provocò una grande crisi dovuta al suo spirito antifascista, ma nello stesso tempo alla sua incapacità di partecipare attivamente alla guerra tra la Resistenza.
In seguito si iscrisse al Partito Comunista insieme ad altri intellettuali con lo scopo di diffondere uno spirito più progressista ed impegnato. Nonostante tutto il pessimismo e la tendenza alla depressione non lo abbandonarono mai, fino a quando nel 1950 decise di suicidarsi.
Fino a quel momento aveva scritto anche Dialoghi con Leucò, Il compagno, La casa in collina, Tre donne sole e l’ultimo romanzo scritto due mesi prima della sua morte e pubblicato quando Pavese era ancora in vita fu La luna e i falò. Questo libro è una sorta di testamento spirituale in cui l’autore sintetizza la sua visione del mondo.
Nei suoi componimenti uno degli elementi centrali è il mito , che lo stesso autore considera come qualcosa d’inafferrabile, di irrazionale. Secondo lui il mito sono le proprie radici cioè le colline dove era nato. Il compito dello scrittore è quello di recuperare i miti del passato che condizionano il presente.
I temi che vengono trattati invece sono il ricordo delle origini, cioè i luoghi dove ha vissuto la sua felice adolescenza, in contrapposizione con la vita di città; il difficile rapporto che aveva con le donne. Alla fine qualunque tema l’autore abbia trattato si evince la sua solitudine, il suo senso d’inadeguatezza alla vita.
Lo stile usato da Pavese sembra povero, quotidiano, mentre invece lo scrittore fu un attento ricercatore di forme ed espressioni simboliche. I suoi scritti sono chiari ma ricchi di simmetrie, di pause per dare armonia, quindi, tutti i suoi lavori sono attentamente valutati.