Il fisico danese Hans Christian Oersted dimostrò che una corrente elettrica, al pari di un magnete, fa deviare un ago magnetico dal suo normale angolo d’inclinazione. Quindi scoprì che se una bussola era posta nelle vicinanze di un circuito elettrico, al passaggio della corrente l’angolo della bussola deviava. Se nelle vicinanze della bussola fosse messo un magnete, si verificherebbe lo stesso fenomeno.
Quindi Oersted arrivò alla conclusione che: un circuito percorso da corrente elettrica genera nello spazio circostante, al pari di un magnete, un campo magnetico. Questo fenomeno prende il nome di effetto elettromagnetico.
Se invece della bussola si prende un grosso chiodo di ferro e lo si avvolge con un filo elettrico; al passaggio della corrente elettrica esso attira delle limature di ferro, cioè si magnetizza.
Questo è il principio di funzionamento degli elettromagneti, o elettrocalamite. In essi la corrente elettrica passa lungo una spirale metallica avvolta intorno a un nucleo di ferro malleabile, che non ha alcuna proprietà magnetica. Il passaggio di corrente nella spirale lo magnetizza. Quando non c’è passaggio di corrente l’elettrocalamita perde le proprietà magnetiche.
Gli esperimenti di Orsted ebbero molta rilevanza tra gli scienziati, infatti, appena una settimana dopo la pubblicazione dei suoi risultati, uno scienziato francese di nome Ampere riuscì a dimostrare una relazione tra elettricità e magnetismo.
Due fili paralleli percorsi da correnti elettriche che viaggiano nello stesso senso si attraggono, mentre due fili paralleli percorsi da correnti che procedono in senso opposto si respingono.