La rivoluzione agricola, la crescita demografica e la ripresa dei commerci portò la nascita in tutta Europa di numerose città o all’espansione di quelle già esistenti. In queste città nacquero nuovi quartieri che venivano chiamati borghi, e coloro che ci abitavano erano detti borghesi. Essi erano artigiani, mercanti ecc.
A seguito di questa grande ripresa economica, in molte città, soprattutto italiane, gruppi di cittadini ricchi come giudici, mercanti, esperti di diritto, crearono una nuova forma di governo, attribuendosi poteri che altrimenti sarebbero stati dell’imperatore. Praticamente avevano istituito un autogoverno cittadino.
Questo fenomeno riguardò soprattutto l’Italia del centro e del nord, che faceva parte ancora dell’Impero germanico, ma l’imperatore era lontano e quindi per lui era difficile imporre la sua volontà.
Il fenomeno comunale si estese così facilmente oltre che a causa della debolezza dell’imperatore che ormai aveva perso la maggior parte della sua autorità, ma soprattutto per l’esigenza da parte della popolazione più ricca di trovare una nuova forma di governo che fosse adatta alla loro nuova situazione. Nell’Italia meridionale ciò non avvenne perchè la presenza del regno normanno limitò lo sviluppo di poteri autonomi.
I cittadini più importanti, nei Comuni per cercare di difendersi dalle imposizioni dei grandi feudatari cominciarono ad unirsi in assemblee dette consorterie, dove si prendevano decisioni importanti per la comunità. Pian piano le consorterie cominciarono ad assumere compiti che spettavano all’imperatore come le regalie, cioè riscuotevano le tasse , si occupavano di garantire l’ordine pubblico. I Comuni più forti riuscirono ad estendere il loro dominio anche al contado, cioè sul terreno agricolo circostante.
L’assemblea dei Comuni, chiamata Arengo, era formata dalla popolazione maschile che prestava servizio militare, nobili e borghese, ne erano esclusi i servi, i non cristiani e tutte le donne. L’assemblea si riuniva periodicamente per eleggere i consoli che potevano essere di numero variabile tra 4 a 40 e provenivano da famiglie aristocratiche. Restavano in carica per poco, ma governavano a tutti gli effetti la città. Inoltre nell’assemblea venivano prese tutte le decisioni importanti che riguardavano la città, Essi approvavano anche lo statuto comunale, cioè l’insieme delle leggi che regolavano la città.
Allo scopo di organizzare meglio le diverse professioni, nacquero delle corporazioni, cioè libere associazioni di chi svolgeva lo stesso mestiere che servivano per tutelare gli interessi di questi gruppi. Piano piano queste corporazioni cominciarono anche ad avere un’importanza dal punto di vista politico. Chi praticava attività redditizie aveva maggiore voce in capitolo.
Anche se i Comuni dipendevano sempre dall’Imperatore, avevano quasi un’autonomia totale. La pace interna ai Comuni era sempre minacciata da continue guerre, quindi decisero di eleggere un podestà, cioè un magistrato forestiero che si occupava di controllare che tutte le leggi venissero rispettava. Si pensava che poichè proveniva da un altro Comune fosse più giusto, il suo potere durava al massimo un anno.
All’inizio del Duecento i Comuni erano ancora scossi da guerre interne poichè la popolazione era divisa in fazioni. Gruppi di popolari poi lottavano per essere ammessi alle più alte cariche pubbliche.
Dall’inizio del XIII secolo anche gli artigiani e i piccoli borghesi riuscirono ad entrare la vita politica, infatti nominarono come loro rappresentante un capitano del popolo che affiancava il podestà per controllare il suo lavoro.
In alcuni comuni come Firenze il popolo riuscì a prevalere sui cittadini più ricchi, infatti fu stabilito che i cittadini che non facevano parte delle corporazioni non potevano assumere alcuna carica pubblica, questo andava a discapito dei nobili che di solito non facevano alcun mestiere. Il potere politico quindi finì nelle mani dei nuovi ricchi, cioè quelle famiglie che facevano parte delle corporazioni maggiori. Quindi erano soprattutto banchieri, grandi mercanti ecc. e a Firenze venivano chiamati popolo grasso; invece il resto della popolazione cittadina, molto più numerosa, comprendeva piccoli artigiani, operai, apprendisti ecc. e veniva chiamato popolo minuto.
L’ISTRUZIONE
Con l’affermazione dei comuni si ebbe un grande bisogno di istruzione, bisognava ormai saper leggere, scrivere, fare i conti ecc. Le scuole che prima erano solo tenute da religiose, ora erano di tipo laico. Alcuni maestri privati divennero sempre più importanti che accolsero intorno a loro sempre più studenti, dando inizio alle prime università. Le università più antiche sorsero a Bologna nel 1088 e a Parigi, ma poi sorsero altre a Padova, Napoli e Salerno.
Ovviamente il libro divenne il principale strumento per lo studio, quindi si sviluppò la copiatura di essi, ma veniva svolto un lavoro non precisissimo come quello svolto dagli amanuensi. Si studiava in latino, anche se il volgare era la lingua del popolo; esso si diffuse grazie a scrittori come Dante, Petrarca e Boccaccio.
Chi non frequentava la scuola era destinato a imparare un mestiere nella bottega di un maestro iscritto a una corporazione. Il ragazzo viveva tutto il tempo con la famiglia del maestro, in cambio di un compenso. A l termine della sua formazione che poteva durare anche anni, doveva dare prova della sua abilità. Se superava l’esame poteva iscriversi alla corporazione ed aprirsi una bottega, se non era abbastanza ricco avrebbe continuato a lavorare da salariato per il suo maestro.
L’ORGANIZZAZIONE DELLA CITTA‘
Le città medioevali erano circondate da mura e sorvegliate da sentinelle. Di notte venivano chiuse e le chiavi erano date a un magistrato. All’interno delle mura c’erano le case costruite in legno, quindi facilmente infiammabili, molto vicine fra di loro. Al centro c’erano gli edifici pubblici e religiosi e anche le case signorili. Vicino alla piazza del mercato si concentravano le botteghe degli artigiani.
Le vie delle città erano strette e tortuose, sporche e difficili da pulire. La situazione igienica lasciava molto a desiderare, le persone si lavavano raramente. L’acqua non giungeva nelle abitazioni ma bisognava andarla a prendere nei pozzi.
Nelle residenze dei ricchi cittadini vivevano spesso fianco a fianco la famiglia del padre, dei figli con le loro mogli e il padre era ilo capo indiscusso. Cominciarono a diffondersi i cognomi. La mortalità infantile era molto alta. Le ragazze di buona famiglia venivano date in sposa all’età di 16-18 anni e non conoscevano il loro futuro marito.