Il Cinquecento è l’età del Rinascimento, periodo in cui si ha la massima diffusione degli ideali dell’Umanesimo e si ha un’eccezionale fioritura culturale nelle varie signorie italiane.

Si ha un grande rinnovamento soprattutto nella pittura, scultura e architettura grazie ad artisti come Michelangelo Buonarroti, Leonardo da Vinci, Filippo Brunelleschi, Leon Battista Alberti e Donatello.

In campo letterario gli autori sentono la necessità di dare delle regole fisse da seguire.

Grazie alla riscoperta della Poetica di Aristotele vengono fissate le regole dei vari generi letterari.

Oltre alla poesia lirica già sviluppatasi nel Duecento e Trecento si sviluppano due generi: i trattati dal contenuto morale e politico, di cui il maggiore esponente è Niccolò Machiavelli, e i poemi cavallereschi , di cui ricordiamo l’Orlando furioso di Ludovico Ariosto e la Gerusalemme liberata di Torquato Tasso.

    

Questo periodo è molto importante anche perchè si discute molto su quale debba essere la lingua ufficiale della letteratura italiana. Pietro Bembo stabilisce che per la poesia debba essere preso come esempio Petrarca e per la prosa Boccaccio.

Di questo periodo è anche l’invenzione della stampa a caratteri mobili.

Nella seconda metà di questo secolo ci sono molti cambiamenti , soprattutto a causa della Riforma ad opera di Martin Lutero che porta la Chiesa a generare una Controriforma che la rende molto più chiusa nei confronti delle opere degli artisti che sono sottoposti a un grande controllo.

Nasce il Tribunale dell’inquisizione che punisce chi non segue gli insegnamenti della chiesa, inoltre, viene stilata una lista dei libri proibiti.

Tra i vari intellettuali nasce un sentimento di paura ed angoscia, molti cominciano a scrivere preoccupandosi dell’aspetto formale e non del contenuto delle loro opere.

 

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