Il pensiero di Petrarca
Petrarca rappresenta una figura di intellettuale nuova rispetto a Dante e agli scrittori del Duecento. Infatti, anticipò la figura dell’intellettuale cortigiano, tipica del Quattrocento. Non è più l’intellettuale legato ad un preciso ambiente cittadino, infatti Petrarca viaggiò tantissimo e soggiornò in diversi luoghi, accettando l’ospitalità di potenti signori. Essi che in cambio della fama procurata alla corte dalla sua presenza, gli offrivano incarichi di prestigio, così gli lasciavano la tranquillità materiale per dedicarsi ai suoi studi e alle sue opere.
Però Petrarca restò comunque geloso della sua autonomia di intellettuale e quindi nella sua vita non accetterà mai incarichi che lo vincolino a qualcuno.
A garanzia della sua indipendenza c’erano le varie rendite ecclesiastiche che gli permettevano di non dipendere dai signori che l’ospitavano. Anche in questa cosa Petrarca lo si può considerare un precursore di un tipo di figura d’intellettuale che in seguito diventerà più diffusa, il chierico, cioè colui che senza avere un’attività professionale, grazie alle rendite ecclesiastiche, può dedicarsi agli studi a tempo pieno.
Il pensiero di Petrarca per quanto riguarda lo studio dei classici, lui riteneva che fossero un modello da seguire e da imitare, però allo stesso tempo non si distaccava dalla spiritualità cristiana, infatti si può dire che diede vita al così detto “umanesimo cristiano”.
Secondo Petrarca gli autori che bisognava imitare erano Virgilio, Cicerone, Seneca e Livio, cioè autori che erano vissuti tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C.. Ovviamente imitarli non voleva dire copiarli, ma seguire il loro pensiero e il loro stile in una maniera diversa ed originale. Tutto questo perchè secondo Petrarca il passato doveva essere tenuto in vita nella memoria in modo che illuminasse il presente e riuscisse a raggiungere anche il futuro.
Inoltre in Petrarca la religiosità era molto diversa da quella medioevale che vedeva la vita come un progetto divino. Con lui quindi nacque una spiritualità legata all’interiorità, infatti anche il sentimento d’amore di Francesco era diverso. Infatti per Dante Beatrice era una creatura angelica che lo elevava a Dio, invece Laura per Petrarca era desiderio e passione.