Il Sessantotto si ricorda perchè in questo periodo storico di pieno sviluppo economico il mondo fu attraversato da una serie di movimenti di protesta giovanile, i quali contestavano la società del benessere e anche l’autorità in tutte le sue forme cioè genitori, insegnanti, esponenti politici, datori di lavoro; inoltre lottavano per l’eguaglianza indipendentemente dal sesso, etnia, religione, condizione sociale.

Tutto questo nacque perchè la nuova generazione non aveva conosciuto la guerra e quindi si opponeva al conformismo (tendenza ad adattarsi a quelle che sono le opinioni sociali e politiche prevalenti) e rivendicava una maggiore libertà culturale e di costume.

In quegli anni ci furono grandi cambiamenti anche nell’abbigliamento, infatti nel 1964 la stilista inglese Mary Quant presentò per la prima volta la minigonna: un capo di abbigliamento che fece molto scandalo soprattutto tra i borghesi. Sempre in questo periodo facevano il loro primo esordio i Beatles e i Rolling Stones; Bob Dylan pubblicava “Blowin’ in the wind” un brano che si può considerare il manifesto delle protesta giovanile. La musica rock serviva ai giovani per esternare la loro insofferenza nei confronti delle ingiustizie e delle discriminazioni.

Negli Stati Uniti i giovani cominciarono anche a protestare contro la guerra del Vietnam considerata inutile e ingiusta. In concomitanza con tutti questi cambiamenti Martin Luther King, un pastore, aveva contribuito alla creazione di un movimento non violento per la tutela dei diritti civili dei neri che erano ancora negati soprattutto in alcuni Paesi del sud degli Usa. Nel 1964 venne approvato il Civil Rights act che sanciva almeno sulla carta l’uguaglianza dei diritti civili tra tutti i cittadini americani indipendentemente dalla razza. Purtroppo insieme a movimenti pacifisti se ne formarono alcuni più radicali. Marthin Luther King fu assassinato da un fanatico razzista nel 1968.

Le contestazioni dei giovani in America arrivarono in Europa, a Parigi gli studenti occuparono le università e gli operai le industrie. Queste proteste si ispiravano all’ideologia marxista, essi guardano con speranza alla Cina di Mao Zedong e alla lotta di Fidel Castro in America latina.

I movimenti studenteschi si proponevano di cambiare radicalmente la società promuovendo valori di giustizia sociale, libertà e pace, quindi auspicavano a una democrazia fondata sull’uguaglianza di tutti i cittadini.

Nacquero movimenti hippy cioè gruppi che rifiutavano i modelli di vita borghese, preferivano atteggiamenti di trasgressione delle regole, come l’uso di droghe.

Molti gruppi sia politici che religiosi lottavano per la pace e il rinnovamento della scuola e volevano che ci fosse più solidarietà nei confronti dei Paesi del terzo mondo. Inoltre, il Sessantotto è caratterizzato per la rivoluzione femminile, infatti le donne rivendicavano parità di diritti.

IL SESSANTOTTO IN ITALIA

In Italia le proteste del Sessantotto iniziarono nelle università , i giovani chiedevano una scuola e una società più democratica.

Le contestazioni dei giovani erano rivolte ai vari partiti di governo che loro accusavano di aver tradito i principi della resistenza e di essere scesi a patti con il capitalismo. Crearono questi movimenti che spesso erano in contrasto tra di loro perchè molti seguivano i principi del marxismo ma preferenivano leader diversi del comunismo; chi si rifaceva a Lenin, chi a Trotskij, chi a Stalin; inoltre vi erano anche giovani che preferivano l’ideologia che si ispirava a Mao Zedong con la quale governava la Cina.

Nel 1969 nelle fabbriche si scatenarono duri scontri perchè gli operai volevano condizioni di lavoro meno dure e lottavano per ottenere stipendi migliori e diritti sul posto di lavoro. Questo periodo di scontri è stato chiamato “autunno caldo“. A seguito di queste lotte gli operai ottennero salari migliori, la settimana lavorativa divenne di 40 ore e inoltre gli furono garantiti interventi per la difesa della salute e della dignità dei lavoratori, tutto ciò fu scritto nello “Statuto dei lavoratori”.

Tutte queste contestazioni pacifiche avevano portato a dei cambiamenti nella società italiana. Purtroppo dal 1969 al m1982 una serie di attentati terroristici, primo fu quello di Milano dove una bomba uccise 16 persone, sconvolsero l’Italia. Su queste stragi non si è fatta piena luce, ma gli autori degli attentati erano esponenti di estrema destra. Sicuramente questo tipo di terrorismo chiamata terrorismo nero per la matrice neofascista, intendeva seminare terrore tra il popolo italiano e far sì che si richiedesse un governo più autoritario.

In questo clima si formarono nuovi gruppi politici di estrema sinistra che contestavano il partito comunista italiano e volevano un accordo con il partito della democrazia cristiana. Infatti nel 1973, il segretario del Pci Berlinguer, propose un accordo detto “compromesso storico” tra Democrazia cristiana e Partito comunista. Berlinguer credeva che per fare delle riforme ci fosse bisogno della collaborazione di questi due grandi partiti anche perchè in epoca di “Guerra Fredda” un partito comunista non poteva pensare di raggiungere il potere da solo in un Paese occidentale vista l’opposizione degli Stati Uniti verso il comunismo.

Purtroppo dopo la strage di via Fontana del 12 dicembre 1969 a Milano nacquero gruppi radicali che erano dell’opinione che il sistema politico italiano non si potesse modificare in modo pacifico. Sorsero gruppi clandestini come le brigate rosse , i Nuclei armati popolari, Prima linea, che utilizzavano le armi per colpire esponenti dello Stato come magistrati, giornalisti, dirigenti ecc.

Gli anni in cui il terrorismo rosso si diffuse sono stati nominati “anni di piombo”. Il momento più drammatico lo si ebbe con il rapimento nel 1978 del presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro, fu tenuto prigioniero per 55 giorni e lo assassinarono il 9 maggio. La morte di quest’uomo provocò una forte reazione della popolazione. Il governo cercò in breve tempo di sgominare le organizzazioni terroristiche.

Programma di Storia di terza media