Il troncamento è la caduta di una vocale o di una sillaba in fine parola, davanti a un’altra parola che inizia per vocale o per consonante. La parola troncata non vuole l’apostrofo.
IL TRONCAMENTO SI USA:
- con l’articolo uno e con gli aggettivi nessuno, ciascuno, qualcuno, alcuno davanti a vocale o consonante: un asino, un banco, nessun problema, qualcun altro;
- con gli aggettivi maschili quello, bello seguiti da consonante: quel paese, bel film;
- con santo e frate seguiti da un nome proprio che inizia per consonante: San Giuseppe, fra Cristoforo;
- con signore, professore, dottore, ingegnere, suora seguiti da un nome proprio: signor Bruno, professor Verdi, dottor Castaldo, ingegner Rossi, suor Emilia;
- con tale e quale; tal altro, qual è, qual era;
- con alcune locuzioni molto comuni; in fin dei conti, amor proprio, timor di Dio, ben fatto, furor di popolo;
IL TRONCAMENTO NON SI USA:
- con le parole al plurale: quelle emozioni, buoni amici;
- con le parole che iniziano con s, x, z, y, gn, pn, ps, sp come: uno zio, uno xilofono, uno gnomo, quello psicologo.
L’ APOCOPE è un particolare tipo di troncamento che viene segnato con l’apostrofo e si verifica indipendentemente se inizia per vocale o consonante.
I principali casi sono:
- po’ = poco ( un po’ di pace ); mo’= modo ( a mo’ di esempio); be’ = bene (be’, ho finito);
- gli imperativi: da’ = dai; di’= dici; fa’= fai; sta’= stai; va’= vai.
L’unico troncamento irregolare segnato dall’accento è quello che può avvenire con la parola piede= pie’ ( a ogni pie’ sospinto).