Tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 si sviluppò una nuova forma di colonialismo chiamata imperialismo. Questa corsa alle colonie nacque perchè le maggiori potenze europee producevano tante merci da non riuscirle a venderle quindi avevano bisogno di nuovi paesi dove esportarle. Quindi l’idea era che ai paesi colonizzati si poteva vendere tali merci con l’obbligo che comprassero solo dalla madrepatria. Inoltre le colonie fornivano anche enormi quantità di materie prime.

Questa politica coloniale era un po’ diversa rispetto al colonialismo dei secoli precedenti. Prima di tutto l’imperialismo crebbe rapidamente ed era un fenomeno esteso a molte più potenze. Infatti tra il 1875 e il 1914 si verificò una corsa alle colonie che portò a una vera e propria spartizione del pianeta.

Una differenza ancora maggiore fu il fatto che le conquiste precedenti avevano come scopo soprattutto il controllo delle merci di grande valore, invece queste nuove conquiste coloniali avevano l’obiettivo di occupare e controllare questi territori dal punto di vista politico ed economico.

Le potenze europee inoltre vedevano le occupazioni di nuove terre un qualcosa che affermasse il proprio potere e anche un modo per stipulare alleanze e ottenere vantaggi.

Spesso all’interno dei paesi questa politica espansionistica veniva giustificata con il nazionalismo che vedeva la nazione come il valore più importante di un popolo e quindi l’espansione coloniale era il diritto di ogni nazione , cosa che provocava anche l’entusiasmo del popolo e dell’esercito che in questo modo acquistava gloria agli occhi dei cittadini.

Spesso le nazioni giustificavano le conquiste coloniali come opere civilizzatrici di popoli considerati primitivi e a volte anche inferiori.

Tutto ciò fu possibile perchè i paesi europei, rispetto ai popoli dell’Africa o dell’Asia, godevano di una certa superiorità militare, mezzi di trasporto più veloci e inoltre i progressi nella medicina gli avevano consentito di viaggiare con maggiore sicurezza per la salute.

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