Iacopo dei Benedetti nacque a Todi (Jacopone da Todi) tra il 1230 e il 1236; studiò probabilmente diritto a Bologna e in gioventù esercitò la professione di procuratore legale, conducendo una vita sregolata.
Le notizie non sono certe ma si crede che la morte della moglie Vanna dei Conti di Coldimezzo, lo abbia portato alla conversione.
Per circa un decennio,Jacopone da Todi, condusse una vita ascetica, mendicando e sottoponendosi a fatiche ed umiliazioni, per poi entrare, nel 1278, nell’ordine francescano dei minori, schierandosi dalla parte degli spirituali che diffondevano la purezza della regola, che era stata riconosciuta ufficialmente da papa Celestino V; il suo successore Bonifacio VIII, invalidò l’atto di riconoscimento. Nel 1297 Jacopone appoggiò la famiglia romana dei Colonna che si schierò contro il papa. Egli, come risposta, li scomunicò e attaccò la Rocca di Palestrina, dove si raccoglievano Jacopone e i suoi sostenitori. La città dopo circa un anno e mezzo si arrese e Jacopone fu condannato al carvere a vita. Dal carcere dove era rinchiuso continuò a scrivere e a difendere i propri principi.
Sarà liberato dalla scomunica e dal carcere nel 1306, la notte di Natale.
La sua produzione poetica comprende 92 laudi (ballate sacre), gli sono stati attribuiti anche alcuni scritti latini.
Jacopone era un francescano , ma in lui si era persa la gioiosa serenità di Francesco d’Assisi.
Jacopone, visto che l’ordine, alla morte di Francesco, si era scisso in spirituali (rigorosi e legati all’inizio della nascita dell’ordine) e conventuali (più aperti alle novità), si era schierato con gli spirituali.
Le sue laude vedono l’ossessiva presenza del corpo, a cui il poeta guarda con odio e paura, come un nemico che porta al male e al peccato.
Questa visione era dovuta al suo pessimismo e al fatto che credeva che l’umaniutà fosse infelice. Inoltre, della realtà, mette in evidenza solo gli aspetti negativi come le sofferenze fisiche, i vizi, i peccati e infine la morte.
Iacopone rifiutava poi anche la vita sociale perchè dominata dall’egoismo, dall’ambizione e dal peccato del corpo.
Poichè era contro a tutto ciò che lo circondava, si umiliava, portando anche gli altri a deriderlo.
Inoltre, polemizzava anche sul fatto che i francescani si occupassero della cultura universitaria, perchè pensava che si allontanassero dagli ideali di umiltà di Francesco.
Iacopone, quindi credeva che per liberarsi di tutti questi floagelli, bisognava mortificare il corpo con il digiuno, l’astensione dal sonno, la flagellazione, così solo in questo modo si aveva la purificazione dell’anima.
La sua poesia non sempre segue regole ben precise, però ciò non vuol dire che sia un poeta incolto, anzi ha molte conoscenze metriche; è vero che usa il dialetto umbro, ma non è una lingua rozza, infatti accanto alle forme dialettali compaioni anche latinismi e provenzalismi.
La raccolta delle laudes è quasi un insieme di argomenti di tipo religioso che il poeta vuole destinare ai suoi confratelli.
Egli affronta tre temi:
- la glorificazione di Dio e della Vergine;
- una riflessione sul peccato e sul pentimento;
- il racconto di alcuni episodi evangelici.
Spesso l’autore utilizza i suoi componimenti per denunciare la corruzione e l’avidità della chiesa.
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Programma di letteratura superiori