All’inizio si pensava che i continenti fossero statici ma , nella seconda metà del XIX secolo cominciò a farsi avanti l’idea che la crosta terrestre avesse subito dei cambiamenti.

Nel 1912 un meteorologo tedesco Alfred Wegener formulò la teoria della deriva dei continenti.

Essa afferma che i continenti si muoverebbero l’uno rispetto all’altro; il loro movimento è di pochi centimetri all’anno, ma ovviamente nel corso degli ultimi 500 milioni di anni essi hanno percorso migliaia di kilometri.

I continenti era quindi uniti in un unico blocco chiamato Pangea, circondato da un unico grande oceano, che chiamò Pantalassa. Essi si sono poi frantumati andando alla deriva come de fossero delle zattere.

La teoria di Wegener si reggeva su prove geografiche, geologiche, paleontologiche e climatiche.

Prove geologiche. Egli, come altri scienziati prima di lui, notò che alcuni continenti se si spostassero potrebbero incastrarsi come i pezzi di un puzzle.

  

Prove geografiche. Le rocce che si trovano lungo le coste dell’America del Sud e dell’Africa hanno la stessa età, la stessa composizione chimica e una stratificazione simile.

Prove paleontologiche. In Africa, in Sud America, India, Australia e Antartide erano stati rinvenuti fossili di animali e di piante delle stesse specie, vissute nella stessa epoca.

Prove climatiche. Sono stati trovati depositi glaciali, della stessa epoca, sia in America del Sud, in Africa, in Australia e in India. Questo vuol dire che questi continenti si trovavano alla stessa latitudine dove il clima era glaciale.

All’epoca la teoria di Wegener non fu accettata dalla comunità scientifica, perchè il meteorologo non riusciva  a spiegare come questi continenti si potessero spostare.

 

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