L’ultimo degli Inni sacri è la Pentecoste, cominciato nel 1817 e completato nel 1822, quando Manzoni aveva già scritto le tragedie e cominciato i Promessi sposi.

La Pentecoste è una ricorrenza religiosa, sia ebraica che cristiana, che si festeggia la prima domenica trascorsi cinquanta giorni dopo la Pasqua. Nelle due religioni ha un significato differente. Per gli ebrei era all’inizio una festa agricola, che poi mutò di significato e cominciò a celebrare la rivelazione di Dio sul monte Sinai e la consegna delle Tavole della legge. Per i cristiani commemora la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli e l’inizio della loro missione cioè della predicazione della parola di Cristo.

Quindi la festa cristiana della Pentecoste infonde nell’animo degli uomini la Grazia cioè i doni assegnati da Dio. Inoltre lo scrittore riflette sul concetto cristiano che lo spirito di Dio interviene nelle vite degli uomini e nella storia apportando dei cambiamenti radicali.

LA PENTECOSTE

Madre de’ Santi, immagine
della città superna,
del sangue incorruttibile
conservatrice eterna;
tu che, da tanti secoli,
soffri, combatti e preghi,
che le tue tende spieghi
dall’uno all’altro mar;


campo di quei che sperano;
chiesa del Dio vivente,
dov’eri mai? qual angolo
ti raccogliea nascente,
quando il tuo Re, dai perfidi
tratto a morir sul colle,
imporporò le zolle
del suo sublime altar?


E allor che dalle tenebre
la diva spoglia uscita,
mise il potente anelito
della seconda vita;
e quando, in man recandosi
il prezzo del perdono,
da questa polve al trono
del Genitor salì;


compagna del suo gemito,
conscia de’ suoi misteri,
tu, della sua vittoria
figlia immortal, dov’eri?
in tuo terror sol vigile,
sol nell’obblio secura,
stavi in riposte mura,
fino a quel sacro dì,


quando su te lo Spirito
rinnovator discese
e l’inconsunta fiaccola
nella tua destra accese;
quando, segnal de’ popoli,
e ne’ tuoi labbri il fonte
della parola aprì.

 

Come la luce rapida
piove di cosa in cosa,
e i color vari suscita
dovunque si riposa;
tal risonò moltiplice
la voce dello Spiro:
l’Arabo, il Parto, il Siro
in suo sermon l’udì.

Adorator degl’idoli,
sparso per ogni lido,
volgi lo sguardo a Solima,
odi quel santo grido:
stanca del vile ossequio,
la terra a Lui ritorni:
e voi che aprite i giorni
di più felice età,

spose, che desta il subito
balzar del pondo ascoso;
voi già vicine a sciogliere
il grembo doloroso;
alla bugiarda pronuba
non sollevate il canto
cresce serbato al Santo
quel che nel sen vi sta.

Perché, baciando i pargoli,
la schiava ancor sospira?
E il sen che nutre i liberi
invidiando mira?
Non sa che al regno i miseri
seco il Signor solleva?
Che a tutti i figli d’Eva
nel suo dolor pensò?

Nova franchigia annunziano
i cieli, e genti nove;
nove conquiste, e gloria
vinta in più belle prove;
nova, ai terrori immobile
e alle lusinghe infide,
pace, che il mondo irride,
ma che rapir non può.

O Spirto! supplichevoli
a’ tuoi solenni altari,
soli per selve inospite,
vaghi in deserti mari,
dall’Ande algenti al Libano,
d’Erina all’irta Haiti,
sparsi per tutti i liti,
uni per Te di cor,

noi T’imploriam! Placabile
Spirto, discendi ancora,
a’ tuoi cultor propizio,
propizio a chi T’ignora;
scendi e ricrea; rianima
i cor nel dubbio estinti;
e sia divina ai vinti
mercede il vincitor.

Discendi Amor; negli animi
l’ire superbe attuta:
dona i pensier che il memore
ultimo dì non muta;
i doni tuoi benefica
nutra la tua virtude;
siccome il sol che schiude
dal pigro germe il fior;

che lento poi sull’umili
erbe morrà non còlto,
né sorgerà coi fulgidi
color del lembo sciolto,
se fuso a lui nell’etere
non tornerà quel mite
lume, dator di vite,
e infaticato altor.

Noi T’imploriam! Ne’ languidi
pensier dell’infelice
scendi piacevol alito,
aura consolatrice:
scendi bufera ai tumidi
pensier del violento;
vi spira uno sgomento
che insegni la pietà.

Per Te sollevi il povero
al ciel, ch’è suo, le ciglia;
volga i lamenti in giubilo,
pensando a Cui somiglia;
cui fu donato in copia,
doni con volto amico,
con quel tacer pudico,
che accetto il don ti fa.

Spira de’ nostri bamboli
nell’ineffabil riso;

spargi la casta porpora
alle donzelle in viso;
manda alle ascose vergini
le pure gioie ascose;
consacra delle spose
il verecondo amor.

Tempra de’ baldi giovani
il confidente ingegno;
reggi il viril proposito
ad infallibil segno;
adorna le canizie
di liete voglie sante;
brilla nel guardo errante
di chi sperando muor.

 

PARAFRASI

versi 1-8 (O Chiesa), madre dei Santi; immagine (sulla Terra della città di Dio); conservatrice in eterno del Sangue divino (non soggetto a corruzione) di Cristo, tu, che da tanti secoli soffri combatti e preghi; che estendi il tuo operato da un oceano all’altro.

versi 9-16 campo (di battaglia) di quelli che sperano (nella salvezza eterna): Chiesa del Dio vivente; dov’eri mai? quale luogo riposto ti nascondeva al tuo nascere, quando Cristo, il tuo Re, trascinato dai malvagi a morire sul colle (del Golgota) arrossò (di sangue) la terra (dove sorgeva) il suo sublime altare?

versi 17- 24 E quando il corpo di Cristo risorto dalle tenebre della morte emise il potente respiro della sua vita immortale ; e quando offrendo se stesso come prezzo del perdono, da questa terra salì al regno del Padre;

versi 25- 36 (o) compagna del suo dolore, consapevole dei suoi misteri, tu, frutto eterno della sua vittoria, dov’eri? Solamente attenta (a proteggerti), nelle tue paure, sicura solo se dimenticata, stavi nel cenacolo fino a quel giorno sacro, in cui lo Spirito Santo discese su di noi a rinnovarti, e accese nella tua mano destra la fiamma mai consumata della fede;

versi 37- 48 quando ti collocò sul monte, perchè fossi guida di tutti i popoli e fece scaturire nelle tue labbra la fonte della predicazione. Come la luce colpisce veloce tutte le cose, e dovunque si posi rende vivi i vari colori; così la voce dello Spirito Santo risuonò nelle lingue più diverse: arabi, parti, siriani la udirono nella propria lingua.

versi 49- 64 O adoratori degli idoli, sparsi per ogni terra, rivolgi lo sguardo a Gerusalemme e ascolta il grido santo: il mondo stanco del culto pagano, ritorni ad adorare Dio : e voi che date inizio a una generazione più felice, spose che siete destate all’improvviso dal primo movimento del bambino che portate in voi ; voi che siete già prossime alle doglie del parto. non invocate più la dea Giunone, falsa protettrice delle partorienti: il bambino che sta nel vostro grembo cresce destinato al Dio cristiano.

versi 65- 72 Perchè la schiava baciando i suoi bambini continua a sospirare? E guarda invidiando le madri che nutrono i figli liberi? Non sa che il Signore porta con sè i poveri nel suo regno? Che nel suo sacrificio sulla croce pensò a tutta l’umanità.

versi 73- 80 I cieli annunciano una nuova libertà e popoli rinnovati; nuove conquiste e una gloria ottenuta in gare più nobili; una nuova pace, insensibile alle minacce e alle false promesse, che il mondo può deridere, ma che non può portar via.

versi 81- 96 O Spirito Santo! noi ti imploriamo inginocchiati ai tuoi maestosi altari, soli per boschi inospitali; vagando in mari deserti, dalle Ande ghiacciate al Libano, dall’Irlanda alla montuosa Haiti, sparsi per tutta la terra, spiritualmente uniti per opera Tua, noi Ti imploriamo! Spirito facile al perdono discendi ancora, propizio ai tuoi fedeli, propizio a chi Ti ignora; scendi e ridacci la forza; rianima i cuori che il dubbio condanna alla morte eterna e il vincitore sia il divino premio per i vinti.

versi 97- 112 Discendi, Spirito di amore; smorza nei loro animi le ire generate dalla superbia; dona loro pensieri che il giorno della morte, non rinneghi ma ricordi: la tua forza benefica alimenti i tuoi doni ; come il sole che fa schiudere il fiore del seme; che poi ripiegato sulle basse erbe morrà senza essere colto, nè sorgerà con gli splendenti colori della corolla aperta, se il tiepido raggio del sole, che dà vita alle creature e infaticabile le alimenta , non tornerà a diffondersi su di esso attraverso l’atmosfera.

versi 113- 128 Noi Ti imploriamo! Scendi come piacevole soffio, come brezza ristoratrice negli sconfortati pensieri dell’infelice: scendi come una bufera sopra i pensieri gonfi del violento: ispira su questi un turbamento che insegni la pietà. Grazie a Te il povero alzi lo sguardo al cielo, che gli è destinato, trasformi i suoi lamenti in gioia, pensando che è fatto a somiglianza di Dio: il ricco a cui la Provvidenza ha donato con più abbondanza i mezzi per vivere, doni al povero il superfluo, con atteggiamento amichevole e con quel riserbo che rende gradito il dono.

versi 129-144 Rivelati nel riso dei nostri bambini, indescrivibile nella sua purezza; diffondi il rossore, segno di castità, sul viso delle fanciulle; dona alle monache le pure e segrete gioie interiori, consacra il casto amore delle spose. Modera il carattere dei giovani, troppo fiduciosi in sè; mantieni i propositi degli uomini maturi verso una meta che non si allontani dalla retta via; adorna i capelli bianchi degli anziani di desideri lieti e santi; risplendi nello sguardo vago di chi muore sperando.

ANALISI DEL TESTO

Nella Pentecoste si possono distinguere tre parti: la prima va dai versi 1-48 e tratta della discesa dello Spirito Santo sulla chiesa che è smarrita e timorosa dopo la morte di Cristo, per darle la forza di compiere la sua opera nel mondo; la seconda parte va dal verso 49-80 e tratta degli effetti della diffusione del nuovo messaggio cristiano nel mondo; infine la terza parte dal verso 81-144 e tratta dell’invocazione allo Spirito Santo perchè discenda ancora tra gli uomini.

Nello specifico nella prima parte viene descritta la chiesa alle sue origini, prima della discesa dello Spirito Santo avvenuta cinquanta giorni dopo la Pasqua. All’inizio gli apostoli, dopo la morte di Cristo erano impauriti ma poi in seguito iniziano la predicazione in tutte le lingue. Attraverso queste immagini Manzoni afferma la propria visione ideale della funzione della Chiesa,

Nella sesta strofa (vv.41-48) viene descritto l’evento centrale della Pentecoste: gli Apostoli parlano nella loro lingua madre, ma questa lingua, quando viene percepita, si muta nella lingua madre degli ascoltatori. Lo scrittore per spiegare ciò usa un paragone con un’esperienza quotidiana: la luce colpendo gli oggetti differenti, assume colori differenti. L’immagine è interessante perchè ha una componente scientifica che mette in risalto la cultura illuministica di Manzoni.

Nella seconda parte si insiste sul messaggio di liberazione portato dal cristianesimo a tutti gli uomini, soprattutto agli oppressi. Compare quindi il motivo dell’ingiustizia e dell’oppressione da sempre molto caro all’autore, il quale crede che solo il messaggio cristiano può essere una valida alternativa. Ciò che interessa al poeta è la conseguenza di quell’evento, ovvero la diffusione del messaggio cristiano tra tutti gli uomini, soprattutto tra quelli più umili. Alessandro guarda soprattutto alle gestanti, i cui figli fin dalla nascita potranno vivere una vita in Cristo. Quindi la nuova religione non fa differenze di alcun tipo. Quindi, sono enunciati gli effetti miracolosi della predicazione apostolica che si rivolge a tutti gli uomini con un messaggio d’amore, di pace ed uguaglianza.

All’inizio della terza parte, nella dodicesima strofa (vv89-96) vengono espressi alcuni concetti importanti. Lo Spirito Santo abbraccia con il suo amore tutti gli uomini, sia chi lo invoca, sia chi ne ignora l’esistenza. Ha la funzione di ricreare, cioè di far rinascere l’animo di chi è travolto dal dubbio, di chi non ha una fede salda.

Dal punto di vista formale si nota come l’inno sia distante dalle poesie di tipo classico; non troviamo più il solenne endecasillabo ma svelti settenari; il linguaggio non è più aulico, ma nello stesso tempo non appare prosaico, infatti vi sono ancora molte forme elette.

Lo scopo della Pentecoste è un canto di lode e di preghiera che allo stesso tempo vuole confortare la fede della comunità e proprio per questo ci sono molte ripetizioni.

Sono presenti molte figure retoriche citiamole alcune:

Enjambments vv 1-2; 3-4; 11-12; 13-14 ; 15-16; 19-20; 21-22; 23-24; 27-28; 33-34; 39-40; 41-42; 45-46; 55-56; 57-58; 59-60; 69-70; 73-74; 75-76; 89-90; 99-100; 101-102; 103-104…….

Anastrofi vv.3-4: “del sangue incorrutibile/conservatrice eterna”; vv.27-28:”della sua vittoria/figlia immortal “;vv. 129-130: “de’ nostri bamboli /nell’ineffabil riso”; vv. 135-136:”delle spose/il verecondo amor”; vv. 137-138:”de’ baldi giovani/il confidente ingegno”;

Metafore: vv. 7-8:” che le tue tende spieghi/ dall’uno all’altro mar”; v. 15: “imporporò le zolle”; v. 23: “da questa polve”; vv. 27-28:”della sua vittoria/figlia immortal”; v. 31:” in riposte mura”; v.35: “inconsunta fiaccola”; vv.39-40 :”ne’ tuoi labbri il fonte/ della parola aprì”; vv. 41-42 :” la luce rapida/piove”; v. 58:”pondo ascoso”; vv. 59-60: “sciogliere /il grembo doloroso”;v. 131: “la casta porpora”;

Anafore vv.13,21,33,37:”quando”; vv.74, 75,77: “nova/nove”; vv.89 e 113: “noi T’imploriam”; vv.93,97,115,117:”scendi\discendi”.

Similtudini vv. 41-46: “Come la luce…/tal risonò molteplice/ la luce dello Spirio”; vv. 103-112: “siccome il sol che schiude/ del pigro germe il fior … e infaticato altor”.

Sineddoche v.15″zolle”; v.141:”canizie”; vv.64-67: “sen”; vv.88 e 94: “cor”; v.122: “ciglia”.

……..

 

Manzoni e i Promessi sposi