Nelle città micenee il potere era nelle mani del re e dell’aristocrazia, cioè di famiglie ricche e potenti. Oltre al compito di governare, ai nobili spettava anche quello di combattere, perciò a proprie spese dovevano equipaggiarsi con armi ed armature. Il popolo formato da contadini e artigiani, non possedevano terre e non combattevano in guerra, pertanto non  partecipavano neanche al governo della città.

Il passaggio del potere da un unico individuo ad un numero ristretto di cittadini segnò l’inizio dell’organizzazione politica che i Greci definirono polis. Non erano tanto le case e gli edifici pubblici a costituire le polis, ma l’insieme dei cittadini che abitavano quel territorio e che si sentivano uniti perchè avevano le stesse leggi, una propria moneta e un proprio esercito.

Ogni polis, quindi era una città-stato, cioè una comunità indipendente e autonoma. Le poleis avevano due elementi in comune: i cittadini parlavano la stessa lingua, il greco, e adoravano gli stessi dei.

Atene, Sparta e Tebe furono le poleis più importanti dell’antica Grecia, ma ebbero un’organizzazione politica molto diversa l’una dall’altra.

    

Le città dell’antica Grecia erano edificate in modo simile. Al centro c’era la piazza più importante, chiamata agorà dove si riunivano i cittadini e si svolgeva il mercato; la zona più elevata, chiamata acropoli, raggruppava i templi, era presente il tribunale ed era circondata da mura; quindi era l’ultimo rifugio della popolazione in caso di attacco nemico.

Le abitazioni erano sparse nella parte bassa della città tra i terreni coltivati. Le case, a uno o due piani, erano di mattoni. Le più grandi erano divise in due parti: una per gli uomini e una per le donne, chiamata gineceo. Nella parte bassa inoltre sorgevano le botteghe degli artigiani e alcuni edifici pubblici.

Quasi tutte le poleis avevano un teatro in cui si rappresentavano commedie, tragedie e altri spettacoli.

 

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