Il naturalista inglese Charles Darwin elaborò la teoria dell’evoluzione a seguito di un viaggio intorno al mondo a bordo di una imbarcazione dal nome Beagle, il cui scopo era mappare alcune coste del Sud America ancora poco conosciute. In questo lungo viaggio, che durò 5 anni, Darwin raccolse tantissimi campioni di fossili e di esemplari di animali e vegetali e studiandoli si fece sempre più plausibile la teoria del cambiamento della specie. Quello che destò maggiormente le attenzioni del naturalista fu l’arcipelago delle Galapagos in quanto vide organismi non presenti in altri luoghi della Terra.
Nel 1859 pubblicò i risultati delle proprie deduzioni in un libro intitolato ” Sull’origine delle specie” dove propose per la prima volta il meccanismo della selezione naturale.
In parole povere secondo Darwin l’evoluzione può essere schematizzata in 4 punti:
- Ogni popolazione produce figli in eccesso, cioè superiore a quello che l’ambiente può sostenere. Quindi la sovrappopolazione porta alla lotta per la sopravvivenza all’interno della stessa popolazione in modo che sopravvivranno solo in pochi;
- All’interno di ogni popolazione vi è una grande varietà di caratteri, alcune caratteristiche sono migliori di altre per la sopravvivenza;
- Gli individui che riescono ad adattarsi all’ambiente producono una prole più numerosa e questo è alla base della selezione naturale;
- Infine tutte le caratteristiche che hanno permesso all’individuo un migliore adattamento sono caratteri che vengono trasmessi alla prole.
Molti punti della sua teoria ci è arrivato a seguito dei suoi studi sui colombi. Osservò che incrociando in modo selettivo individui con caratteri particolari si può ottenere una prole con quelle caratteristiche in modo più evidente. Nel corso del tempo con la selezione artificiale si ottengono degli individui molto diversi dalla specie originale, quindi Darwin arrivò alla conclusione che ciò avveniva anche per la selezione naturale ovviamente in tempi più lunghi rispetto a quella artificiale.
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