La vita di Dante
Dante Alighieri nacque a Firenze nel 1265, da una famiglia della piccola nobiltà cittadina di parte guelfa. Il padre, Alighiero, si dedicò all’attività mercantile, garantendo un discreto benessere economico alla famiglia. Dante potè condurre in giovinezza una vita da gentiluomo e procurarsi una raffinata educazione. Non abbiamo notizie certe sulla sua prima formazione, ma stesso lui nel XV canto dell’Inferno , presenta Brunetto Latini come suo maestro. Può essere o che da lui abbia appreso la retorica, cioè l’arte di sapersi esprimere in pubblico, oppure vuole dire che ha tratto giovamento dalle sue opere . Quindi da Brunetto apprende anche l’impegno verso la politica.
Durante la sua giovinezza stringe amicizia anche con Guido Cavalcanti che lo fa entrare nella cerchia degli stilnovisti e che lo mette in contatto con altri poeti come Lapo Gianni e Cino da Pistoia.
Una frequentazione di gioventù che ha giocato un ruolo predominante per i componimenti di Dante fu Beatrice, identificata con Bice , figlia di Folco Portinari, A questa donna, infatti Dante dedicò un’ampia parte della sua produzione.
Nel 1285 sposò Gemma Donati,a seguito di un contratto matrimoniale stipulato nel 1277 ,da cui ebbe tre o quattro figli.
La morte di Beatrice nel 1290, porta Dante nello sconforto ma nello stesso tempo ciò lo portò ad affrontare di più la vita e quindi la realtà politica così travagliata che lo circondava. Cominciò dunque studi filosofici e teologici, approfondendo autori a lui cari come il “suo maestro” Virgilio”, Ovidio, Stazio e altri.
La sua prima e vera partecipazione alla vita politica risale al 1295 quando si iscrisse all’Arte dei Medici e degli Speziali per poter appunto intraprendere la vita politica. Infatti, fino al 1293 la nobiltà cittadina era esclusa dalle cariche pubbliche, ma nel 1295 un nuovo ordinamento stabiliva che qualunque nobile fosse iscritto ad una corporazione potesse ricoprire una carica.
Da quel momento Dante Alighieri ricoprì varie cariche e nell’estate del 1300 fu elettro tra i Priori.
Dante aveva a cuore sia la pace interna sia l’autonomia esterna del Comune, e si adoperò con ogni mezzo per ristabilire la concordia tra i cittadini, per questo in qualità di membro del governo, si schierò con i guelfi Bianchi che detenevano il potere. Per garantire la pace decisero di mandare in esilio gli esponenti più in vista delle due fazioni; fra questi Corso Donati dei Neri e Guido Cavalcanti, di parte bianca e amico di Dante.
Il legato pontificio Carlo di Valois, mandato con il pretesto di far da paciere tra le due fazioni, favorì i Neri, questi nel 1301 si impoadronirono di Firenze, scatenando la persecuzione contro gli sconfitti. Dante in quel momento si trovava a Roma allo scopo di scongiurare le mire del papa Bonifacio VIII, che sosteneva apertamente i Neri. Solo successivamente apprese di essere stato condannato all’esilio con l’accusa di baratteria, cioè di corruzione. Successivamente per non essersi presentato fu condannato a morte in contumacia.
Cominciarono così i suoi anni da esiliato. In un primo momento il desiderio di ritornare in patria era grandissimo, infatti si unì con gli altri esuli Bianchi in vari tentativi, che fallirono, per rovesciare il governo fiorentino . In seguito cominciò il suo pellegrinare tra varie corti italiane come quella degli Scaligieri a Verona, dei Da Camino a Treviso e dei Malaspina di Lunigiana. Ovviamente per Dante fu difficilissimo dover vivere dell’elemosina di questi signori e tutta questa sua sofferenza e nostalgia viene spesso fuori nelle sue opere.
Nel 1310 a Dante sembrò che il suo sogno di ritornare a Firenze si stesse per avverare grazie all’imperatore Enrico VII di Lussemburgo, che era sceso in Italia per essere incoronato, con il consenso di papa Clemente V, ma ben presto il sogno svanì sopratrtutto a causa della morte prematura dell’imperatore.
Da quel momento il poeta rinunciò del tutto a ritornare a Firenze, infatti disdegnò anche un’amnistia che gli avrebbe perrmesso di ritornbare in patria ma avrebbe dovuto ammettere la sua colpevolezza e quindi non accettò.
Dante Alighieri morì alla corte di Ravenna il 14 settembre del 1321.