Le opere del Quattrocento
La poesia della prima metà del Quattrocento era quasi esclusivamente in latino, appunto perchè durante il Quattrocento e quindi in pieno Umanesimo i classici erano dei modelli da imitare. Autori che si ricordano per la loro poesia erudita sono Poliziano, Boiardo, Fielfo ecc. Inoltre nel Quattrocento ebbe grande fortuna la poesia cortigiana, proprio perchè le corti erano il centro di tutto. Questo tipo di poesia serviva a celebrare le dinestie che erano al potere, fu composta soprattutto in latino e sono poesie che spesso sono state dimenticate.
Oltre alla poesia cortigiana tra le opere del Quattrocento restò viva la poesia popolare e comico realistica. Il principale esponente di questo genere fu il barbiere fiorentino, detto il Burchiello, altri esponenti furono Poliziano, Luigi Pulci e Lorenzo de’ Medici.
Il Quattrocento conobbe anche il ritorno della poesia pastorale ambientata in un mondo idilliaco popolato da pastori, quindi un luogo di pace e serenità, in cui rifugiarsi per sfuggire da ciò che era negativo nel mondo. Furono opere scritte inizialmente in latino e una delle più importanti fu i “Pastorali” di Boiardo. La sua opera fu poi imitata in tutta Italia.
Lo stesso Boiardo diede vita anche alla lirica d’amore in volgare ispirandesi al canzoniere di Petrarca.
Ebbe grande fortuna anche il poema cavalleresco che trattava le gesta di Carlo Magno e dei suoi paladini, quindi trattavano la materia carolingia che si ispirava alla canzone di Orlando, ma si ispirarono anche al ciclo Bretone.
Tutte queste storie erano raccontate oralmente, grazie soprattutto ai canterini toscani che recitavano i testi a memoria e spesso cambiavano anche alcune parti della storia.
Tra questi poemi ricordiamo il “Morgante” di Luigi Pulci che l’autore scrisse su invito della madre di Lorenzo de’ Medici, Lucrezia Tornabuoni, che desiderava un riavvicinamento con la Francia.
Il maggior centro di produzione del poema cavalleresco fu Ferrara presso gli Estensi, infatti proprio qui fu composto l’Orlando innamorato da parte di Boiardo.
Infine in questo periodo ci furono anche tante in prosa latina che avevano come modello Cicerone, un grande autore fu Coluccio Salutati, importante politico fiorentino.
Si rifanno a salutati Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini che però riscoprirono i modelli greci e diedero vita al trattattato dialogico in volgare di argomento teorico.