Moltissimi furono i cambiamenti e le riforme che ci furono durante l’età giolittiana. Una dei principali cambiamenti fu il non intervenire nelle manifestazioni popolari e negli scioperi perchè secondo Giolitti lo Stato doveva rimanere neutrale.

Per quanto riguarda le riforme erano fatte per migliorare le condizioni delle classi sociali più povere. Giolitti tenne sempre aperto il dialogo con tutte le organizzazioni nate per tutelare i lavoratori. Da questi dialoghi fu reso obbligatorio il riposo settimanale e l’assicurazione per tutelare gli operai in caso d’incidente e per la vecchiaia. Inoltre, furono fatte riforme anche per la tutela del lavoro delle donne e dei bambini.

Non meno importante fu la lotta all’analfabetismo quindi fu istituito il controllo dello Stato sull’istruzione elementare rendendola obbligatoria per sei anni rispetto ai due anni della legge Casati. Vi fu un aumento di alfabetizzazione in tutta la Penisola, ovviamente al Sud fu minore. Infine nel 1912 fu introdotto il suffragio universale per tutti i maschi dai 21 anni e 30, se analfabeti ,senza vincoli di censo.

Giolitti applicò una politica tale che ebbe effetti positivi soprattutto per il comparto industriale, quindi al Nord del Paese mentre il mondo contadino fu poco aiutato e ci fu anche una forte discriminazione infatti le manifestazioni operaie venivano in genere autorizzate invece quelle contadine venivano represse.

Giolitti nei confronti del Sud ebbe un atteggiamento strano infatti da un lato favorì la costruzione dell’acquedotto pugliese e elle industrie siderurgiche a Napoli ma allo stesso tempo bloccò ogni riforma che contribuisse a migliorare le condizioni del Meridione.

Durante l’Età giolittiana si ebbe quindi una forte accelerazione dell’industrializzazione, furono investiti ingenti capitali nel settore tessile e metallurgico, nacquero industrie automobilistiche come la FIAT e in seguito l’Alfa Romeo. I prodotti italiani cominciarono ad avere successo all’estero quindi tutto ciò comportò un aumento delle ricchezze.

Questo grande sviluppo industriale fu possibile soprattutto grazie all’intervento dello Stato con la statalizzazione di aziende strategiche come il servizio telefonico e le ferrovie.

Nel Sud rimaneva aperta la “questione meridionale” che portava moltissimi ad emigrare. Il capo del governo fu anche accusato di sfruttare il Sud favorendo in cambio di voti la malavita.

Programma di Storia di terza media