Ciò che permise ai Romani di sconfiggere tanti nemici e di conquistare così vasti territori fu l’esercito: ben armato, ben organizzato, capace di affrontare ogni necessità.
Qualsiasi cittadino di età compresa tra i 17 e i 60 anni era un soldato; il servizio militare, almeno agli inizi, non aveva una durata fissa ed era considerato un privilegio, i soldati, infatti, dovevano armarsi a proprie spese.
I soldati romani erano armati di tutto punto: lancia, spada, pugnale, elmo, scudo e armatura.
L’equipaggiamento comprendeva cibo per tre giorni e una borraccia d’acqua; inoltre, pala, corda e piccone che servivano per costruire l’accampamento.
La disciplina fu sempre ferrea: anche nei primi tempi, quando si combatteva per il solo senso dell’obbedienza alla patria. In seguito nel I secolo a.C. ci fu una riforma dell’esercito voluta da Mario, così quello del soldato divenne un mestiere.
L’unità di base dell’esercito era la legione, comandata da un console; comprendeva 4200 fanti e 300 cavalieri ed era suddivisa in reparti da 60 uomini, chiamati centurie. Agli inizi della Repubblica le legioni erano due, ai tempi delle guerre puniche divennero 25.
Tutti i soldati romani avevano in battaglia il proprio posto e il proprio ruolo, mentre gli eserciti nemici spesso combattevano disordinatamente.
Un’altra componente fondamentale dell’esercito era costituita dai genieri. Costoro avevano il compito di costruire tutto ciò che poteva servire per la battaglia. Essi realizzavano anche le macchine da guerra come catapulte, torri mobili…
Vi furono periodi in cui l’esercito romano arrivò a contare 350 000 uomini.
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