Verso la fine del Duecento, prima a Bologna, poi a Firenze, si sviluppò una nuova tendenza poetica (stilnovismo), che è la più importante esperienza lirica tra quelle che c’erano state fino a quel momento.
Quindi vi fu un radicale mutamento della poesia in volgare e il definitivo superamenhto del modello siciliano e siculo-toscano.
Questa nuova forma poetica fu chiamata “Dolce Stil Novo”, tale termine fu coniato da Dante nella “Vita Nuova”. I poeti si dice che aderiscono allo stilnovismo.
L’iniziatore di questa poetica fu Guido Guinizzelli, definito come tale dallo stesso Dante nel XXVI canto del purgatorio. Gli altri maggiori esponenti furono Guido Cavalcanti, Dante Alighieri, Lapo Gianni, Dino Frescobaldi, Cino da Pistoia e Sigiboldi. Essi erano per lo più cittadini intellettuali, che volevano superare i modelli cortesi e feudali della lirica siciliana e siculo-toscana.
Tutti questi poeti avevano una spiccata personalità, quindi non è possibile fissare i tratti distintivi di una vera scuola. Però, ci sono alcuni comportamenti comuni come il rifiuto di artifici stilistici, che invece erano cari a Guittone, l’uso di uno stile più limpido che appunto viene definito dolce. inoltre, il poeta ormai ha una visione spirituale della donna che è considerata un angelo in terra capace di salvare l’uomo.
Lo sfondo della corte provenzale si sostituisce con un nuovo ambiente sociale, infatti lo stilnovo diviene l’espressione dello strato più elevato delle nuove classi dirigenti comunali. Tale aristocrazia era basata sulla nobiltà d’animo e non su quella di sangue.In questa nuova aristocrazia non tutti sono dotati di tale nobiltà, ma solo alcuni spiriti eletti, quindi la nuova aristocrazia è dello spirito e non più della società.
Solo chi è nobile d’animo sa amare in modo diverso , un amoire diverso da quello del mondo cortese, infatti esso non è più corteggiamento raffinato tra un uomo e una donna, ma è un’esperienza interiore che nobilita l’uomo.
Inoltre, un concetto dello stilnovismo molto importante è quello di “gentilezza”, il cui primo a parlarne fu appounto Guinizzelli nella canzone ” al cor gentile rempaira sempre amore” dove si evince che tale qualità è legata a qualità personali e non ottenute per ereditarietà. Quindi la virtù d’animo è legata a valori quali lealtà, onestà e soprattutto la capacità di non essere schiavi dei propri istinti.
Quindi la novità in questa nuova corrente è che l’amore è un sentimento interno all’uomo che parla all’animo del poeta. Tale sentimento non prescinde dalla donna che è considerata una figura angelica, così perfetta che per enunciare le sue qualità il poeta può solo lodarla.