Nell’ aprile del 1860 a Torino si instaurò un nuovo parlamento e contemporaneamente in Sicilia scoppiarono delle rivolte, a Torino vi erano numerosi siciliani , tra cui il democratico Francesco Crispi che convinse Garibaldi ad organizzare una spedizione di volontari sull’isola per liberare il sud dai Borboni.
Vittorio Emanuele II era favorevole all’ impresa, mentre Cavour era un po’ restio perché temeva contrasti con la Francia , ma non fece nulla per impedire questa impresa.
La notte tra il 5 e il 6 maggio del 1860 partirono da Quarto, vicino a Genova, 1070 volontari, per questo fu chiamata spedizione dei mille, e giunsero l’ 11 maggio a Marsala in Sicilia dove vennero accolti dal popolo con grande entusiasmo.
A Salemi, Garibaldi prese in mano il potere sotto volontà del re e invitò la popolazione alla rivolta, sconfisse l’ esercito borbonico a Calatafimi ed entrò a Palermo occupandola.
Il 20 luglio con la battaglia di Milazzo si ultimò la conquista della Sicilia.
Garibaldi nella sua impresa fu appoggiato dall’ Inghilterra perché vedeva nell’ Italia unita una forza per limitare il potere della Francia sua nemica da sempre , per questo mandò una flotta che permise a Garibaldi di sbarcare in Calabria, poi il 7 settembre entrò a Napoli dove il re Francesco II scappò e si rifugiò a Gaeta.
Dopo aver sconfitto le truppe borboniche sul Volturno , le truppe erano intenzionate a raggiungere Roma , fu a questo punto che intervenne il re Vittorio Emanuele perché aveva il timore che l’ avanzata di Garibaldi potesse formare una repubblica in tutta l’ Italia meridionale e che soprattutto l’ invasione dello stato pontificio avrebbe potuto scatenare una reazione avversa della Francia da sempre protettrice della chiesa e del papa.
Le truppe sabaude avanzarono contro quelle garibaldine ma a Teano , vicino Caserta, Garibaldi e il re si incontrarono e a questo punto Garibaldi cedette tutti i territori liberati a Vittorio Emanuele II riconoscendolo come re d’ Italia.
Con un plebiscito furono annessi al regno sabaudo Sicilia e Italia meridionale, Garibaldi non chiese niente per sé ma volle che tutti gli uffici garibaldini fossero accolti nel nuovo esercito, ciò gli venne rifiutato e si ritirò a Caprera in Sardegna.
Il nuovo parlamento che si creò dopo i vari plebisciti dichiarò il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele II re d’ Italia per “grazia di Dio e volontà della nazione”.
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