Niccolò Machiavelli nacque a Firenze nel 1469 da una famiglia di antica nobiltà in decadenza. Dei suoi primi 25 anni non si hanno molte notizie. Sicuramente seguì studi umanistici, ma non apprese il graco, quindi non fu in grado di leggere dall’originale gli scrittori greci di storia e politica.
Lesse però, molti classici latini di cui era ben fornita la biblioteca del padre Bernardo.
La prima notizia sicura su Niccolò Machiavelli è la sua collocazione tra gli oppositori del frate Girolamo Savonarola che era colui che guidava il governo repubblicano che c’era nel 1494 a Firenze. Nel 1498 divenne segretario della seconda cancelleria, solo quando Savonarola perse il potere. Pian piano gli furono date responsabilità sempre maggiori.
Tali responsabilità lo portarono ad avere un ruolo diplomatico e quindi si trovò a girare per molti stati italiani e stranieri, quindi in quattordici anni in cui coprì questo ruolo, lo portarono a vivere con realtà politiche diverse e tutto ciò contribuì a dargli materiale per la composizione di tutte le sue opere.
Nei suoi viaggi andò in Francia dove potè conscere la forte monarchia francese, ad Urbino presso Cesare Borgia e fu particolarmente colpito dalla sua figura di politico spregiudicato, infatti, parlerà di lui anche nel “Principe”, poi fece tantissimi altri incontri, molti dei quali lo porteranno a scrivere relazioni.
Nel 1512 i medici rientrarono a Firenze e Machiavelli venne sollevato da tutti i suoi incarichi e questo per lui fu un duro colpo, inoltre, un anno dopo fu sospettato di aver preso parte a una congiura contro i Medici, quindi fu torturato e incarcerato per quindici giorni, fino a quando fu dichiarato innocente e liberato.
A quel punto si ritirò in una sua tenuta a San Casciano vicino Firenze dove condusse una vita ritirata e si dedicò ad elaborare tutto il suo percorso diplomatico, infatti scrisse “il Principe“, “Discori sopra la prima deca di Tito Livio“, i dialoghi “dell’arte della guerra” e altre opere tra cui una commedia “la Mandragla“, la novella “Belfagor arcidiavolo” e il “Dialogo intorno alla nostra lingua” al fine di riottenere qualche incarico,dedicò nel 1516 il Principe a Lorenzo de’ Medici, ma ciò non gli fece ottenere nulla.
A quel punto trovò conforto in un gruppo di intellettuali che si riunivano nei giardini di un nobile e a questi gli dedicò i “Dicorsi“.
Nel 1519 morì Lorenzo e il governo passò nelle mani di Giulio de’ Medici che era più clemente nei confronti di Machiavelli, infatti lo nominò storico ufficiale e in questa veste scrisse “I storie fiorentine“, in questo modo rientrò nella vita politica fiorentina.
Nel 1527 i Medici furono nuovamente cacciati a seguito di una rivolta e si ritornò alla Repubblica. Machievelli fu anche sospettato a causa dei suoi rapporti passati con i Medici e quindi fu lasciato in disparte dalla vita politica.
Dopo questa grande delusione, solo dopo un mese e cioè il 20 giugno 1527, morì.