Tutte le sostanze che sono in grado di combinarsi con l’ossigeno dell’aria e generare una combustione sono chiamati combustibili.
La combustione permette di trasformare l’energia chimica presente nelle sostanze in energia termica.
I combustibili possono essere presenti in forma solida come il legno e il carbone, in forma liquida come il petrolio e in forma gassosa come il metano e altri gas naturali.
Il petrolio
Il petrolio è un liquido denso e oleoso, di colore variabile dal nero al giallo bruno, con peso specifico inferiore a quello dell’ acqua. Esso è un miscuglio di idrocarburi, sostanze formate in prevalenza da idrogeno e carbonio e da piccole percentuali di ossigeno, azoto e zolfo.
Dal petrolio si ricavano combustibili e carburanti, come benzina, gasolio e kerosene.
Il petrolio deriva da accumuli di sostanze viventi, che si sono trasformate in sostanze oleose ricche di energia. Si pensa che la sua formazione risalga all’epoca preistorica quando piccoli microrganismi acquatici (plancton) sono stati ricoperti da sabbie e argille e si sono trasformate in rocce sedimentarie. Racchiusi in queste rocce sono scesi sempre più in profondità schiacciati da nuovi strati che si formavano.
Il plancton senza aria, si è trasformato in idrocarburi, cioè sostanze oleose formate da idrogeno e ossigeno. In contemporanea la Terra subiva molti movimenti tettonici che curvavano, fratturavano gli strati orizzontali del terreno, formando così le trappole petrolifere formate da due strati di roccia; uno strato impermeabile che formava la parte superiore e uno permeabile, poroso, in cui potevano penetrare le sostanze liquide e gassose. Le gocce oleose che si formavano non rimanevano ferme, ma si spostavano verso l’alto fino a quando non incontravano la trappola impermeabile.
Ricerca delle trappole
La ricerca delle trappole viene effettuata usando foto satellitari e analisi geologiche. Lo studio dei fossili presenti nelle rocce estratte permette di conoscere l’età dei depositi. Individuata la zona spesso i geologi usano la tecnica della sismica a riflessione, cioè inviano onde nel sottosuolo che vengono riflesse negli strati rocciosi. Riportando i dati sul computer capiscono se le rocce hanno la forma tipica delle trappole. Altri metodi sono le esplorazioni magnetiche che sfruttano il fatto che le rocce nelle quali è presente il petrolio contengono poco ferro, oppure l’esplorazione gravimetrica che sfrutta la diversa intensità della forza di gravità dovuta alla diversa composizione delle rocce.
Una volta individuata una trappola si deve fare una trivellazione. Il pozzo che si crea sarà largo per un massimo di 100 cm e profondo fino a 6 km. Per effettuare la perforazione si usa il derrick, è un traliccio al cui centro presenta uno scalpello che effettua lo scavo, man mano che penetra nel terreno si aggiungono altri elementi per poter andare più in profondità. Per facilitare la fuoriuscita del materiale di scavo si pompa all’interno delle aste un fango molto fluido che scende fino al fondo dello scalo e risale portandosi indietro la terra rimossa. L’estrazione avviene quando la trivellazione raggiunge il giacimento. Il petrolio, per effetto della pressione a cui è sottoposto, risale lungo il pozzo e si riversa in superficie con molta violenza. A questo punto vengono predisposti una serie di tubi, con un sistema di valvole che permette di regolare l’erogazione del petrolio.
Il petrolio appena estratto, detto greggio, viene trasportato nei luoghi di lavorazione con gli oleodotti (lunghe anche centinaia di chilometri), oppure viene caricato sulle navi cisterna.
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