Medio Oriente e Maghreb (termine che proviene dalla lingua araba e significa occidentale, infatti indica la zona dell’Africa settentrionale che comprende le attuali Libia, Tunisia, Algeria, Marocco e Mauritania), avevano una grande importanza sia strategica, per la loro posizione geografica, sia perchè erano ricchi di risorse. Infatti negli anni Francia, Gran Bretagna e Italia avevano colonizzato quei territori che in passato erano appartenuti all’Impero Ottomano.

Egitto e Iraq avevano ottenuto l’indipendenza dopo la Prima guerra mondiale. Invece dopo la Seconda guerra mondiale ottennero l’indipendenza il Libano, Siria, Giordania, Arabia Saudita, Yemen e Oman. Questi Stati diedero vita alla Lega Araba cioè un’organizzazione che arriverà a comprendere 22 membri e che aveva il compito di tutelare gli interessi economici, politici culturali dei Paesi Arabi. Quello che accomunava questi Paesi è quello di essere tutti di religione musulmana. Ma all’interno di questa religione vi erano delle divisioni: alcuni Paesi erano orientati verso L’Unione Sovietica , altri verso i Paesi Occidentali. Inoltre molto pesante era la divisione tra sunniti e sciiti ( i primi accettavano la legittimità dei tre califfi venuti dopo il profeta Maometto, mentre i secondi ritenevano che il potere sarebbe dovuto andare nelle mani del genero del profeta).

INDIPENDENZA DELL’ALGERIA

Per raggiungere l’indipendenza in Algeria ci fu una lunga lotta contro la Francia che durò dal 1954 al 1962. Il fronte di liberazione Nazionale algerino, oltre ad organizzare una sanguinosa guerriglia, ricorse anche al terrorismo. La repressione fu spietata ma nel 1962 sotto insistenza dell’Onu, la Francia concesse l’indipendenza.

LA CRISI DELL’EGITTO DOPO L’INDIPENDENZA E L’INDIPENDENZA DELLA LIBIA

L’Egitto aveva raggiunto la propria indipendenza nel 1922, però gli inglesi continuarono a mantenere nel territorio egiziano dei contingenti militari. Nel 1954 ci fu un colpo di stato guidato da Gabel Abdel Nasser e fu istituita la repubblica. Nasser voleva una reale indipendenza politica ed economica, infatti cercò di modernizzare il Paese. Ma nel 1956 gli americani rifiutarono un prestito agli egiziani per la costruzione di una diga utile per la bonifica delle terre intorno al Nilo. Dopo il rifiuto il governo decise si nazionalizzare il Canale di Suez che prima era gestito da una compagnia anglo-francese. A quel punto Francia, Gran Bretagna e Israele occuparono il Sinai e il canale di Suez ma Stati Uniti ed Unione Sovietica condannarono l’invasione e appoggiarono l’Egitto che trovò una grande vittoria politica.

L’esito positivo dell’esperienza egiziana contagiò la Libia che già era indipendente dal 1951 ma nel 1969, il colonnello Muammar Gheddafi guidò un colpo di stato e salì al potere; promosse una serie di riforme come la nazionalizzazione delle compagnie petrolifere ed espropriò i beni ai coloni italiani.

LE ORIGINI DEL CONFLITTO ARABO PALESTINESE

Con la caduta dell’impero Ottomano, la Gran Bretagna aveva avuto il compito di amministrare temporaneamente la Palestina. Durante le due guerre mondiali a causa della discriminazione e delle persecuzioni degli ebrei vi era stato un grande flusso migratorio di quest’ultimi in Palestina. Ovviamente le tensioni tra gli arabi residenti, gli inglesi e gli ebrei erano elevate, infatti queste portarono a sanguinosi conflitti.

A questo punto ci fu l’intervento dell’Onu che con la risoluzione 181 del 29 novembre 1947, stabili la divisione della Palestina in uno Stato arabo e uno Stato ebraico, mentre Gerusalemme sarebbe rimasta sotto il controllo internazionale. Il 14 maggio da parte dei coloni fu proclamato lo Stato di Israele.

I Paesi della lega araba non accettarono il nuovo Stato e attaccarono Israele. Tra il 1948 e il 1949 l’esercito israeliano sconfisse gli Arabi e ampliò i propri confini. Il 7 gennaio 1949 venne conclusa una tregua dove i territori palestinesi vennero divisi tra stato d’Israele e la Giordania, quindi non rientrò nell’accordo la creazione di uno Stato palestinese.

Solo una piccola parte di palestinesi accettò di vivere nel nuovo Stato assumendo la cittadinanza israeliana , circa 900 000 profughi palestinesi emigrarono negli Stati arabi vicini, i palestinesi chiamarono esodo questo sradicamento di una gran parte della loro società.

Dopo questa prima guerra ne seguirono altre nel 1956, nel 1973 (guerra dei Sei giorni) e nel 1973 ( la guerra del Kippur tra Israele da una parte e l’Egitto e la Siria dall’altra).

Intanto nasceva l’Olp nel 1964 che è un’organizzazione per la liberazione della Palestina nata con lo scopo di eliminare lo Stato israeliano e liberare la Palestina attraverso l’uso delle armi ma anche di atti di terrorismo a livello locale e internazionale, nel 1965 ne divenne capo Yasser Arafat.

I TENTATIVI DI PACE

Il primo accordo che si cercò di portare a termine fu quello di Camp David nel 1978 dove il leader egiziano riconobbe lo stato d’Israele e ottenne la restituzione del Sinai, inoltre si prometteva un’autonomia, non specificata, ai territori occupati. Purtroppo sia i Paesi arabi, sia l’Olp non accettarono gli accordi. Quindi i contrasti continuarono e nel 1982 Israele attaccò il Libano meridionale, ma a seguito di ciò le milizie alleate di Tel Aviv fecero stragi di civili palestinesi.

Dal 1987 nacque un movimento popolare contro l’occupazione israeliana chiamato intifadah (risveglio, rivolta) combattuto con pietre e bottiglie incendiarie lungo la striscia di Gaza. Inoltre, si svilupparono movimenti di resistenza ispirati al fondamentalismo religioso islamico sia nel libano (Hezbollah), sia nei territori occupati (Hamas). Quest’ultimo sorto nel 1987 voleva eliminare lo Sato d’Israele compiendo anche moltissimi atti terroristici. Israele rispose con attacchi aerei, distruggendo case e uccidendo militanti palestinesi.

Nel 1993 grazie alla mediazione degli Stati Uniti, Arafat e il primo ministro israeliano giunsero a una storica stretta di mano prendendo la decisione che alcuni territori occupati da Israele sarebbero diventati uno Stato palestinese autonomo, però la presenza di forze estremiste da entrambe le parti fece precipitare nuovamente le cose, infatti nel 2000 scoppiò una nuova e anche più violenta intifadah.

Nel 2006 dopo una lunga guerra civile il partito islamico radicale Hamas vinse le elezioni e per i palestinesi della striscia di Gaza la situazione si complicò, essi erano controllati da ogni punto di vista e quindi l’economia palestinese crollò.

Israele costruì una barriera fisica di separazione tra il proprio territorio e la Cisgiordania, lunga circa 700 chilometri e alta 8 metri, per impedire l’ingresso di terroristi palestinesi in Israele.

Il 7 ottobre del 2023 Hamas, presidente palestinese ha lanciato cinquemila razzi contro Israele in 20 minuti, i miliziani sono riusciti a superare il confine e hanno ucciso 1200 israeliani e hanno preso 240 persone in ostaggio. Tutto ciò ha portato la questione Israelo-palestinese al centro del dibattito politico.

LA STRISCIA DI GAZA

La striscia di Gaza di cui si sente parlare tanto è una parte dello stato di Palestina che è formato: dalla striscia di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme est.

La Striscia di Gaza è una regione costiera che confina con Egitto e Israele in cui vivono 1,7 milioni di abitanti di etnia palestinese che sono soprattutto rifugiati. Essa è governata da Hamas. Nel 2007 Egitto ed Israele hanno chiuso le frontiere con muri e filo spinato.

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